25/02/22

Accanto al Popolo Ucraino e ai miei confratelli e consorelle del Carmelo Teresiano

 Vorrei rivolgermi a tutto l’Ordine, frati, suore e laici, in quest’ora drammatica e terribile. Uniti all’appello e al grido angosciato di Papa Francesco a tutto il popolo di Dio, vi chiedo con ardore, come compito prioritario e urgente, di pregare intensamente e con tutta la nostra fede per tutto il popolo dell’Ucraina che in questo momento è bombardato.

Sono in contatto con i nostri confratelli e consorelle in Ucraina, cioè le due comunità di Carmelitane Scalze a Kiev e Kharkiv, e i nostri frati a Berdichev. In questo momento il Delegato, padre Jozef, si reca a Kiev per accompagnare uno dei nostri frati e la comunità di monache. Alcune consorelle di Kiev hanno deciso di trasferirsi in Polonia per mettersi in salvo. La comunità di Charkiv ha deciso di non andarsene e di rimanere nel monastero. Queste sono le suore che sono più vicine alla frontiera.

 

Oggi siamo tutti Ucraina. Stamattina la priora di Kharkiv mi diceva che non hanno messa in questi giorni. Ho detto loro che l’Eucaristia di tutto l’Ordine è una cosa sola con loro. Siamo in profonda comunione con il Carmelo e il popolo dell’Ucraina.  Siamo tutti UNO in questo momento con le nostre lampade accese.

 

 

 

Con Maria e Giuseppe e tutti i Santi del Carmelo, ti preghiamo Signore per il popolo dell’Ucraina. 

P. Miguel Márquez Calle Preposito Generale OCD





21/02/22

UN NUOVO CAMMINO NELLA NOSTRA CHIESA !


Dopo le tante fughe di notizie, le previsioni sbagliate alla grande, sui massimi organi di informazione che da mesi e mesi giocavano al toto-vescovi, ecco la nomina e la nostra grande gioia a Torino! Nuovo Vescovo fatto in casa! Torinese al 100 per 100! Grazie Signore, Grazie Papa Francesco, grazie don Roberto per aver accolto questo dono . Buon lavoro e...a presto!


"«Carissime sorelle e carissimi fratelli, tutti: religiose e religiosi, laiche e lai-ci, diaconi e presbiteri.
Come potete anche solo immaginare, ho il cuore colmo di emozione e all’interno c’è un guazzabuglio di sentimenti. Vi è certamente una profonda e intensa gratitudine al Signore, che mi invita ancora una volta e in maniera sempre più radicale alla sua sequela e al dono di me; e al carissimo papa Francesco, che mi ha scelto con un atto di grandissima fiducia. Ma confesso anche che in questi giorni ho dovuto combattere con l’ansia, sempre frutto del Nemico quando ci separa da Cristo e dai fratelli e ci fa sentire soli.
Al di sotto però delle onde di superficie, se scendo nel profondo, laddove lo Spirito Santo mi abita, trovo una pace profonda.
Mi consolano in particolare tre cose.
La prima è che io sono certo di non aver mai cercato in alcun modo un ministero come quello che oggi mi viene affidato. Ho avuto la grazia in questi anni di avere tantissimi contatti, che mi hanno arricchito nel mio percorso teologico e nella mia vita di fede. Ma ho sempre incontrato le persone per quello che erano, senza secondi fini. E per questo, la mia nomina ad arcivescovo di Torino e vescovo di Susa era umanamente del tutto imprevedibile. Non può essere opera semplicisticamente umana. Nella fede la leggo come l’opera della fantasia e dell’estro dello Spirito. E vivo allora sicuro che come la mano di Dio non mi ha mai abbandonato in questi anni e come, anzi, la sua presenza si è fatta con il tempo sempre più intensa, così continuerà ad affiancare i miei passi. Sono con Lui; e questo è anche ciò che desidero sempre di più, quello che più davvero mi interessa nella vita.
E poi ho la grande grazia di dover servire due Chiese che conosco, pur in modo evidentemente diverso. E anche voi conoscete me, con i doni che il Signore ha voluto farmi nella sua immensa bontà e con i miei limiti. La Chiesa di Torino è la mia Chiesa, tanto amata. È qui che ho ricevuto il dono più bello di tutti, quello della fede, quello della compagnia di Cristo. Penso con profonda gratitudine a tutte le sorelle e i fratelli che sono stati e sono per me la testimonianza di Cristo vivente e del suo amore. Penso a voi, con i quali camminiamo insieme; e penso a quelli che sono già nel Signore. Ci sono anche loro, anche oggi, qui. Gabriel Marcel faceva dire ad un personaggio del suo teatro che se il mondo fosse abitato solo da quelli che noi consideriamo i viventi, l’aria sarebbe semplicemente irrespirabile. Questo è particolarmente vero per la Chiesa. La Chiesa di Susa ho avuto modo di conoscerla, invece, soprattutto attraverso diversi incontri di formazione e di ritiro dei preti. Ne ho sempre raccolto la sensazione di una comunità in cui, con semplicità, si serve il Signore e ci si vuole bene.
Ecco, mi consola sapere che lo Spirito è già potentemente all’opera e la Chiesa c’è già. Io vi svolgerò un ministero e offrirò quello che umanamente potrò dare. Ma ci saranno altri ministeri e soprattutto ci saremo tutti noi, una cosa sola in Cristo. Le Chiese di Torino e di Susa non hanno solo un glorioso passato, hanno un presente, dove Dio è all’opera perché il Vangelo raggiunga davvero tutti; e per questo, tale presente può essere persino stimolante e avvincente.
Mi consola, infine, sapere che come cristiani non siamo certamente una potenza, né dobbiamo esserlo. Non abbiamo da offrire a queste nostre città nulla di tutto ciò che esse possono trovare già altrove e in abbondanza. Possiamo offrire, però, quello che nella nostra povertà Cristo ha deposto e depone continuamente in noi: la straripante bellezza del Vangelo, che può generare senso di vita per i più giovani, sollievo e compagnia per i più anziani, vicinanza e cura per i malati, accoglienza ospitale per tutti i poveri e gli emarginati.
Con questi sentimenti, ringrazio ancora di cuore il Santo Padre, e ringrazio l’arcivescovo Cesare Nosiglia, per tutto l’impegno che ha profuso e quello che ancora deve offrire per qualche mese (senza mettere limiti per il prosieguo). Ci affidiamo tutti alla Vergine Consolata, perché continui a suggerirci quello che Cristo ci chiede.
Vi voglio bene, confido tantissimo nel vostro bene e nella misericordia che ci useremo gli uni gli altri.
Ringrazio sin d’ora le Autorità civili e militari, confidando in una buona collaborazione. Sicuramente avremo modo nei prossimi mesi di incontrarci e di iniziare un dialogo proficuo.
Mi scuso sin da adesso con i giornalisti presenti, se non aggiungo altro a questo saluto. Avremo modo di incontrarci in un clima più calmo rispetto alle emozioni di questi giorni e poterci così parlare. Grazie di cuore!».
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone e spazio al chiuso