26/03/19

Cristo Vive: quaresima e resurrezione in cammino con i giovani!

PapaFrancesco: "C’è bisogno di persone semplici e sapienti, umili e coraggiose, povere e generose. Insomma, persone che, alla scuola di Maria, accolgono senza riserve il Vangelo nella propria vita". 
Con queste parole ieri il Papa ha affidato ai giovani la sua esortazione post.sinodale. Mi entusiasma e affascina sempre vedere tanti giovani, esplodere di gioia nel manifestare la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa,  come ieri a Loreto o nelle GMG o nella quotidianità di alcune nostre parrocchie che in questo tempo ho la gioia e la grazia di rivisitare dopo più di 35 anni di vita claustrale. Mi coinvolgono anche senza essere tra loro perché la loro giovinezza rende viva la mia che non è più anagrafica ma è stampata col ferro nel mio cuore. Quando ero giovane (anagraficamente parlando!)  c'erano delle parole che accompagnavano il nostro cammino cristiano e umano, parole che il Concilio Vaticano II aveva fatto esplodere nelle nostre chiese, nei nostri gruppi ecclesiali e che aveva messo ali al nostro cuore, alla nostra sete di  Dio. semplicità povertà, umiltà, generosità. condivisione, voglio di essere veri e senza riserve nell'accogliere il Vangelo nella nostra vita. Avevamo dei maestri in quel tempo, più o meno contestati agli alti vertici, ma sentiti da noi giovani come guide forti a sostegno delle nostre paure, dei nostri sbagli, delle nostre confusioni, delle nostre lotte, dei nostri tentativi di vivere una fede che diventava nostra, non più quella che ci era stata trasmessa dai nostri genitori o dai nostri catechisti e sacerdoti del tempo, ma dallo Spirito che illuminava ogni giorno e ogni anno di più  la nostra vita e quella della società in cui vivevamo.Persone come Carretto, Davide Maria Turoldo, Madre Teresa di Calcuta, Cardinal Martini o il Vescovo Tonino, l'esperienza di vita missionaria di quanti partivano, senza cellulari o computer, davvero poveri e ricchi solo di entusiasmo perfettamente al buio, per  condividere in pieno la vita degli ultimi del pianeta, o come Clemente Vismara che a suon di lettere scritte nelle poche ore notturne in cui  riusciva a liberarsi dal lavoro immenso al servizio dei sui orfani, cercava umilmente aiuti per un piatto  di riso in più donando a noi, pieni ormai di pizze  birre e pastasciutta, una inquietudine infinita e una consapevolezza sempre più forte di "dare la vita per i nostri amici" non più a parole o discussioni interminabili nelle nostri sedi parrocchiali o nelle assemblee studentesche, ma cercando la volontà di Dio nella nostra concreta storia personale. Questa ricerca sincera e appassionata fortemente  vissuta grazie alla nostra giovinezza ci ha portato a fare le nostre scelte, a seguire cammini diversi nella vita, a vedere intorno a noi nascere tante nuove forme di vita cristiana che umilmente avevano solo lo scopo di ...provarci, pur essendo consapevoli che il Vangelo non era un libro da studiare o da imparare a memoria o da proclamare da chissà quale pulpito più o meno ipocrita, ma era fatica, erano lacrime, erano fallimenti, cadute e nuovi inizi, erano abbandoni e deviazioni tremende, frutto di interpretazioni ambigue e a volte drammaticamente anti umane e anti cristiane....in nome di Cristo!   Questa ricerca non è mai finita nel mio cuore e nella  mia vita anche quando, al Carmelo, poteva essere scontato di essere arrivata ad una stabile forma di vita o di sequela, agli occhi di chi stava al di là della grata! Non è mai finita perché lo Spirito non ha mai smesso di far  battere nelle mie vene e nel mio  cuore quella giovinezza che ancora oggi mi chiede e mi chiederà sempre:   " di ascoltare cio che lo Spirito  dice oggi alla chiesa!"   

06/03/19

Tempo di semina

Oggi, all'uscita dal supermercato dove ero a fare un po di spesa, una mamma col suo bambino mi viene dietro mentre salgo in macchina e mi chiede:" scusi, posso chiederle una cosa?" , Si le rispondo, mi dica?  "Scusi, volevo chiederle cos'è per lei che è suora, la felicità?" 
Sorrido, sembra una domanda di routine, così, tanto per dire qualcosa o iniziare un rapporto, ma anche forse una richiesta di aiuto. Rispondo come posso, dicendole cosa è per me la felicità e mi accorgo che i suoi occhi e quelli del bambino che è accanto a lei e che avrà circa 7 anni,  sono molto attenti e commossi. Capisco che dietro a quegli occhi e a quella domanda c'è molta sofferenza. Provo a seminare speranza e fiducia, colpita io stessa da questa occasione che mi capita di testimoniare la mia vita, fuori dal monastero, grazie all'abito che porto e che non passa certo inosservato, nonostante tutti in questo mondo siamo presi dalla più grande indifferenza o concentrati suoi nostri problemi. E forse anch'io lo ero in quel momento, tanto che ho risposto a quella domanda senza scendere dalla macchina, quasi a proteggermi da chissà quale pericolo e di cui poi mi sono vergognata. Forse non sono stata un modello di accoglienza anche se alla fine mi è sembrato di scorgere in quella mamma un senso di gratitudine e di serenità. Oggi, se potessi, vorrei far giungere queste parole di Papa Francesco al cuore i questa mamma e vorrei poterle dire che la felicità forse è anche in questo nostro chiedere con umiltà e fiducia al Signore, nonostante quanto abbiamo nel cuore,Venga il Tuo Regno. 


Oggi Mercoledì delle Ceneri, all'udienza generale :

“Venga il tuo Regno!”. Seminiamo questa parola in mezzo ai nostri peccati e ai nostri fallimenti. Regaliamola alle persone sconfitte e piegate dalla vita, a chi ha assaporato più odio che amore, a chi ha vissuto giorni inutili senza mai capire il perché. Doniamola a coloro che hanno lottato per la giustizia, a tutti i martiri della storia, a chi ha concluso di aver combattuto per niente e che in questo mondo domina sempre il male. Sentiremo allora la preghiera del “Padre nostro” rispondere. Ripeterà per l’ennesima volta quelle parole di speranza, le stesse che lo Spirito ha posto a sigillo di tutte le Sacre Scritture: «“Sì, vengo presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù» Papa Francesco

04/03/19

La Passiflora: inizia la quaresima!

Questo splendido fiore chiamato generalmente il fiore della Passione del Signore è di una bellezza infinita. Nel nostro giardino avevamo lunghe siepi con queste piante  per lo più attaccate alla recinzione metallica del pollaio dove crescevano tantissimo creando zone d'ombra durante l'estate  di cui principalmente ne usufruivano le galline ma soprattutto riempiendosi di bocci pronti a sbocciare dopo la Pasqua, in tempo utile  per quando nelle parrocchie vicine preparavano i tappetti  fioriti lungo le strade e i parrocchiani venivano a richiederci questi fiori per adornare i loro lavori che sarebbero serviti per la processione del Santissimo Sacramento nel giorno del Corpus Domini. Erano molto richiesti per i loro colori e per la loro resistenza...in frigorifero e  lungo la strada dove venivano messi. Oggi mi fa molto pensare questo fiore: la passione che ciascuno di noi vive nella sua vita o che vede vivere nella sua famiglia per una malattia, per un lutto improvviso, per un qualsiasi dramma economico o morale che si abbatte improvvisamente nelle nostra quotidianità non è mai una cosa bella da vedere e sopratutto da vivere e il più delle volte ci lascia schiacciati dal dolore, tanto da farci dire a volte anche a chi pensa di fidarsi di Dio o di avere una fede sconfinata in Lui: perché? Ci si sente davvero abbandonati a volte, il silenzio profondo e la solitudine che sentiamo nel cuore ci toglie la forza di godere della bellezza, che nonostante tutto, è presente intorno a noi e non è mai facile...lodare e ringraziare! Ma forse è in questi momenti  che più che mai sentiamo che la quaresima non è un periodo dell'anno che la liturgia ci fa vivere in un certo periodo dell'anno, ma solo un aspetto del nostro esistere che per fortuna ci prepara alla resurrezione. Chiunque tu sia che per caso o per voglia leggi queste righe, ti chiedo: sosteniamoci a vicenda !Ciao!