31/03/08

Non ti dimentico!

Sono passati solo tre anni, ma ...tu non muori nel mio cuore! Caro Fratello e Padre, Papa Giovanni paolo II, oggi più che mai la forza della tua testimonianza, la tua passione per la Verità, la giovinezza infinita che ci hai trasmesso, il tuo sguardo che è sempre andato oltre e che mi resta impresso in fondo al cuore, la Fede, l'Amore e la Speranza che per te sono stati unica ragione di vita, il tuo essere sempre andato con Dio verso l'uomo, verso tutto l'uomo e tutte le donne del mondo, oggi tutto questo mi appartiene , oggi il mio cuore e la mia vita sente circolare nelle sue vene l'ossigeno di una pagina così bella che la Provvidenza ha scritto per me , per noi. Grazie!

27/03/08

La paura che vuole uccidere la speranza!

Un piccolo episodio che ho vissuto ieri mattina mi ha fatto pensare tanto alla paura che toglie ogni via di scampo alla speranza . Un uccellino è caduto dentro una piccola rete e non riusciva più ad uscire. L'ho visto per caso, passando in giardino: sembrava mi guardasse con occhi pietosi e mi dicesse: aiutami ad uscire! Ho teso la mano, ho cercato di prenderlo per poi liberarlo, ma lui scappava continuamente pieno di paura, verso una siepe fitta di fichi d'india! Non era un impresa facile, ma il mio amore per gli animali, mi ha fatto stare li un po' di tempo a fare inutili tentativi di agguantarlo: quando sembrava fossi riuscita a tenerlo fra le mani, lui scappava di nuovo. Alla fine ho dovuto lasciarlo li, sperando che trovasse lui una piccola via d'uscita. Se solo fosse stato capace di volare , forse l'avrebbe trovata facilmente! Ma era piccolo e...pieno di paura! Sono passata il giorno dopo davanti a quella rete e dell'uccellino non c'era più traccia e ho sperato in cuor mio che qualche angelo lo abbia preso sulle sue ali per fargli trovare aperta la strada per la fuga... prima che un gatto sia riuscito a vederlo per farci la sua colazione! Anche la nostra vita è come quella dell'uccellino: viviamo di paura . Paura di vivere, paura di morire, paura del futuro incerto, paura del presente faticoso e doloroso, paura di una malattia che avanza, paura per una calamità naturale che può arrivare da un momento all'altro, paura di uscire in macchina e di avere un incidente, paura di una relazione che ti coinvolge troppo, paura di dare la vita per un ideale, paura che gli altri ci rubino anche quelle piccole gioie che con fatica e sacrificio siamo riusciti a conquistarci! La paura ci toglie l'ossigeno dal sangue, ci paralizza tre quarti della nostra vita e ci mette sempre in un continuo atteggiamento di diffidenza e di difesa contro tutti e tutto. Ma se riusciamo anche solo per un istante ad avere un briciolo di speranza in qualcosa o in qualcuno, anche la sfumatura più grigia di questa nostra esistenza prende un colore diverso e accende una luce che ci riscalda e ci permettere di volare verso possibilità impreviste che, se non cambieranno totalmente la nostra giornata, forse però potranno darci la gioia di un sorriso, di un incontro con una persona che amiamo, di una prospettiva diversa sul nostro orizzonte depresso o fallimentare , dove è ancora possibile concedere a noi stessi e agli altri un raggio di sole . La Resurrezione di Cristo che in questi giorni stiamo celebrando nella nostra vita di credenti, spalanca un sepolcro e rotola quella pietra della paura che anche i discepoli hanno vissuto in quei giorni e che anche ciascuno di noi trova sul suo cammino quotidiano. Vivere da risorti e credere nella certezza della Resurrezione è forse la cosa più stupenda che possa succederci, perché possiamo ancora sperare, quando Lui ci verrà incontro, di riconoscerlo e di mangiare magari un po' di pesce arrosto sulla spiaggia, in riva al mare, nell'intimità e nella gioia di un istante che sicuramente farà ardere anche il nostro cuore allontanando la paura e l'angoscia dal nostro sguardo almeno per questa giornata! Guardando il cielo oggi mi chiedevo se questo benedetto tempo si aggiustava un po'...poi ho visto che sono arrivate le rondini e che il fico ha messo fuori le sue prime foglie e...si, vai, la Primavera continua il suo cammino. Ciao con amicizia.

25/03/08

GIOIA MIA, CRISTO è RISORTO!

Si, è veramente Risorto! Con queste parole , San Serafino di Sarof, salutava i suoi amici il giorno di Pasqua. Dopo un silenzio in parte provvidenziale e in parte voluto, posso finalmente auguravi anch'io: Buona Pasqua nella gioia infinita che ci viene dalla certezza di essere amati infinitamente da Colui che è morto e Risorto per noi.
La mia passione per i fiori e l'orgoglio di volere a tutti i costi la nostra piccola chiesina ricolma di fiori, in occasione delle celebrazioni pasquali, mi ha giocato un brutto scherzo nei primi giorni della settimana santa, regalandomi uno strappo muscolare fuori programma che mi ha messo fuori da tutto, per l'intensità con il quale si è presentato. Quando poi Il Signore cominciava a far risorgere anche me...insieme con Lui, ci ha pensato la Telecom a regalarci ulteriori giorni di digiuno telefonico e di astinenza totale da internet! E così per quasi 5 giorni siamo rimaste a goderci la gioia pasquale da sole...in comunità...! Ma nel cuore e nella preghiera vi siamo rimaste ugualmente vicine e sono sicura che anche voi tutti che passate su questa piccola finestra aperta in un angolo del nostro piccolo o grande mondo, vi siete ricordati di me e della mia comunità. Ringrazio tutti coloro che in questi giorni mi hanno inviato gli auguri che ricambio di cuore e con amicizia. Ora cercherò di riprendere i miei momenti di condivisione sperando di riuscire a trasmettere sempre un po' della gioia che mi accompagna e dei sentimenti che la quotidianità mi regala. A presto!

13/03/08

Accanto al Crocefisso!

Nel vivere con consapevolezza sempre nuova il mistero dei giorni che stiamo per celebrare, faccio miei i sentimenti di una monaca di clausura, ebrea, filosofa e infine martire nel campo di Auschwitz nel 1942 dopo aver incontrato Cristo e l'averlo seguito fino alla morte. " Il Salvatore non è solo sulla Croce. E non si tratta solo degli avversari che lo opprimono, ma anche di coloro che gli stanno vicino: come prototipo di tutti coloro che in ogni tempo seguono il Crocefisso, c'è Maria, la Madre di Dio; quale modello di coloro che accettano una sofferenza imposta e poi, nel sopportarla sperimentano la grazia di Cristo, c'è Simone il Cireneo. Quale rappresentante di tutti coloro che mossi dall'amore servono il Signore, c'è la Veronica. Ogni uomo, che nella successione dei tempi sopportò con pazienza un destino duro pensando alle sofferenze del Salvatore o che prese su di sé volontariamente una vocazione espiatrice ha contribuito con ciò ad alleggerire il carico enorme di peccati dell'umanità ed ha aiutato il Signore a portare il suo peso. Ancora di più, Cristo, il Capo, compie l'opera redentrice in quelle membra del suo Corpo Mistico che si uniscono a Lui in anima e corpo per la sua opera di salvezza. La sofferenza riparatrice, accettata volontariamente, è ciò che in realtà più profondamente unisce al Signore. " Edith Stein
Buona preparazione alla Pasqua!

03/03/08

clausura dall'alto

A volte la fotografia esprime meglio delle parole certe realtà! E' quello che penso oggi guardando uno scherzo della mia piccola macchina che stamani avevo preso in mano per cominciare a fermarmi sui colori e i fiori di questa primavera, ormai esplosa da qualche giorno in tutta la sua bellezza. Nel riflesso mandatomi indietro dal vetro del nostro parlatorio c'erano stampate insieme la nostra grata e il grande cedro che domina davanti al nostro monastero, al suo ingresso. Sono rimasta affascinata perché mi ha subito trasmesso un emozione particolare. In genere quando si parla di clausura nella maggior parte dei casi, per chi è fuori da questa realtà, pensa alla grata appunto, ad una chiusura, ad una prigione...se pur volontariamente scelta ed abbracciata. Ma questa non è la realtà perché la clausura non ha nulla di restrittivo, non ha nulla di chiuso ed oscuro, ma è una realtà luminosa che apre, al contrario, il proprio sguardo, fisico e soprattutto quello interiore ad una luce che illumina la tua vita. Uno di questi giorni passati Marina mi ha chiesto se davvero vivevo in clausura! Non so cosa significasse per lei questo, ma posso capire lo stupore che oggi si provi ancora nell'avvicinarsi a questa vita perché si è abituati a vederla e a sentirla dal basso, cioè dall'esterno, dall'immediato che ti sbatte in faccia una grata e ti fa vedere una persona, giovane o meno giovane, a quadretti o a rombi lasciandoti una sensazione di inavicinabilità, di distanza, a volte di sgomento e di paura. Ma non è così! Guardando questa foto, posso tentare di esprimere anche a parole quello che l'immagine trasmette, anche se è un po' scura: sopra la grata c'è il cielo, c'è una luce e c'è un albero maestoso.L'albero, un cedro, è secolare, ha accompagnato i giorni e le esistenze di tante mie sorelle ed anche la mia, è cresciuto con noi, la sua vita e la nostra hanno scandito insieme le lancette di un orologio. Ha qualcosa in comune con noi: tendere verso quel cielo che ci sovrasta e non fermarsi mai. Il cedro è un albero maestoso, la sua bellezza non è dovuta solo al fatto che diventa alto e quasi irraggiungibile, ma ai suoi rami, così diversi tra loro, che sembrano abbracciare dalla terra al cielo , tutta l'area che li circonda, sembrano delle braccia tese e al tempo stesso unite fra di loro in una continua danza: basta un po' di vento per vederne tutta la vitalità e la sinfonia che trasmettono. La vita in clausura è questa stessa vita del cedro: guardare in alto, vivere pur essendo molto diversi, con un cuore e delle braccia sempre tese ad abbracciare una realtà che è dentro di noi, non è chiusa fuori di noi, ma è dentro di noi, per guardarla con quella luce che ogni giorno illumina la nostra giornata dall'alto, dalla finestra sempre spalancata sopra di noi. La grata è un simbolo non è e non sarà mai uno strumento di chiusura, ma al contrario è la serratura di una porta aperta e spalancata verso l'alto. Buona giornata!

01/03/08

Nostalgia e bellezza, angoscia e orrore.

Quando ero piccola giocavo anche io per strada. La scuola elementare non era dietro l'angolo e per andarci bisognava attraversare campi e stradette solitarie, non mi accompagnava mia madre ne mio padre, ma con mio fratello più grande e con i compagni e le compagne della nostra età che si incontravano lungo il tragitto, si andava soli e si tornava soli a casa. A volte c'era qualche adulto, qualche mamma o qualche papà che accompagnavano i loro figli, ma spesso eravamo soli! Nelle giornate di sole, tornando a casa dalla scuola ci si fermava nei campi a cercare fiori o piccoli insetti per fare le ricerche scolastiche o alcune erbe che ci piacevano da morire e che non ci saremo mai stancati di mangiare. In quei campi i pericoli c'erano, eccome! C'erano tante grotte ed era davvero una sfida di coraggio entrarci, andare a vedere se davvero c'erano streghe o fantasmi che mangiavano e rubavano bambini, c'era la storia antica che affascinava e che ci faceva sperare di trovare qualche tesoro nascosto appartenuto a Romani o Etruschi e la nostra fantasia e il nostro spirito d'avventura viaggiava a mille all'ora vivendo una infanzia stupendamente povera ma bellissima! Giocare per strada era l'unica possibilità reale di vivere il nostro tempo di bambini: niente piscine, niente scuole di ballo, niente palestre o squadre di pallavolo e pallacanestro, niente giocatoli cancerogeni, ma un pallone e qualche vetro rotto delle finestre dei vicini riempiva di gioia le nostre giornate. Soldi non ne circolavano certo nelle nostre tasche e quelli che a natale o per i compleanni ci venivano regalati dai nonni servivano per mantenerci il più dignitosamente possibile quando, allora come ora, alla fine del mese si arrivava male e molto più male di oggi! Nelle mie gambe ho ancora qualche cicatrice ben visibile dei giochi d'infanzia, ma quando le guardo ricordo ancora con gioia quei tempi! Quanti milioni e miliardi di bambini hanno giocato e giocano ancora come noi? Quanti genitori ci hanno rimproverato e minacciato di non farci più uscire, di punirci, e in tante occasioni ce le hanno anche suonate senza finire per questo denunciati o in galera, quando hanno scoperto i pericoli che correvamo nei nostri giochi? Allora non c'erano molte separazioni in famiglia, allora nonostante tutto e nonostante tutte le difficoltà tra i genitori, c'era un unica casa alla quale tornare ogni giorno, allora non c'erano i mass media a costruire articoli e programmi televisivi su quanto sia a volte difficile vivere l'amore, in famiglia e fuori, a descrivere solo dopo mille e mille tragedie, l'angoscia e l'orrore vissuto dei figli. Oggi voglio mandare un bacio a questi due fratellini che penso stiano volando con le rondini nel cielo di questa nuova primavera che s'affaccia in anticipo nella nostra giornata, in un gioco eterno che non avrà mai più il sapore del dolore, ma solo la gioia senza fine per un infanzia che nessuno potrà più rubargli.