28/04/20

Slogan eterni e falsi!

Quando ho scritto sul mio diario che la frase :<< quando tutto sarà finito saremo tutti cambiati>> era uno slogan, non credevo che sarebbe stato molto vero, almeno non lo credevo per la comunità ecclesiale. Ma di quale fede e di quale culto stiamo parlando? Di quella Fede evangelica che ci dice chiaramente senza se e senza ma di dare a Cesare quello che è di Cesare e di dare a Dio quello che è di Dio? Di quella Fede che ci hanno trasmesso gli apostoli, dei dialoghi tra Pietro e Paolo nella sincera ricerca del vero bene per il popolo di Dio, della concordia e unanimità delle prime comunità cristiane o delle crociate? Della fede dei nostri genitori? Di quella stessa Chiesa che le porte degli inferi non potranno mai abbattere e che da 2000 anni guida sotto l'azione dello Spirito Santo i suoi figli attraversi pastori santi e illuminati che odorano del profumo del loro gregge, quel profumo che non è mai stato solo il profumo dell'incenso, ma quello della carità e del martirio, o stiamo parlando ancora una volta della chiesa fai da te, quella senza Papa, ne vescovi, ne preti, ne comunione e condivisione, della chiesa che continua a portare tra i banchi del culto le barricate contro i fratelli, uomini e donne e anziani e bambini, siano essi credenti o no, siano essi cristiani o mussulmani o ebrei o buddisti o di qualsiasi altra religione? Ciò che ci divide non saranno mai le leggi di un governo ma l'egoismo, l'orgoglio, la rivendicazione di diritti e mai dei doveri. Sono una carmelitana e sono figlia e sorella di una donna che si chiamava Teresa d'Avila e che è stata indicata al mondo intero come Dottore della Chiesa, che alla fine della sua vita ha detto una cosa, forse oggi non più di moda: Sono Figlia della Chiesa! E' finito da un pezzo il tempo delle contestazioni fine a se stesse, come è finito da un tempo il passivo silenzio di chi si lava le mani come Pilato davanti al dolore umano e all'ingiustizia. La contestazione, in qualsiasi ambito politico o religioso che sia, o ha lo sguardo rivolto al vero bene dell'uomo o distrugge i più deboli, i poveri, gli ultimi molto di più di quanto non facciano le bombe e le guerre. Così come il silenzio complice di chi non osa mai difendere la verità, la lealtà, la solidarietà, il rispetto, i diritti di ogni uomo, siano essi per il corpo o per lo spirito, uccidono la speranza di intere generazioni. Ma mai nessuno mi convincerà che la violenza, sia essa fisica o verbale, potrà restituire dignità e pace a chi soffre, a chi è nel dolore, sia esso umano che spirituale. Per questo non condivido chi oggi sta sfruttando i legittimi desideri di chi desidera con tutto il cuore che questa pandemia finisca e si ritorni ad una vita anche sacramentale e che manca come l'aria, per portare avanti divisioni o ribellioni che nulla hanno a che vedere con la nostra fede cristiana. Tutto il resto è noia...come direbbe qualcuno! Buona giornata!

14/04/20

09/04/20

Condividere per sostenerci!


Voglio condividere alcune riflessioni di Papa Francesco rilasciate oggi in un intervista virtuale con un giornalista inglese unito ad un video che mi è stato inoltrato da un amico: oggi una nostra giovanissima consorella è andata a fare Pasqua in Paradiso dopo un banalissimo incidente domestico lasciando nello sgomento più forte la sua comunità e tutti coloro che la amano. Sono tante le domande che nascono nel cuore. A volte certe risposte mi arrivano in modo strano ma mi arrivano.

"Dobbiamo affrontare il restare a casa con tutta la nostra creatività. O ci deprimiamo, o ci alieniamo – per esempio, con mezzi di comunicazione che possono condurci a realtà di evasione dal momento presente –, oppure creiamo. In casa abbiamo bisogno di creatività apostolica, creatività purificata da tante cose inutili, ma con nostalgia di esprimere la fede in comunità e come popolo di Dio. Ovvero: una clausura forzata con nostalgia, a uscire dal nostro isolamento deve aiutarci quella memoria che produce nostalgia e provoca la speranza”.
“La creatività del cristiano deve manifestarsi nell’aprire orizzonti nuovi, nell’aprire finestre, nell’aprire trascendenza verso Dio e verso gli uomini, e deve ridimensionarsi in casa. Non è facile stare chiusi in casa. Mi viene in mente in un verso dell’Eneide che, nel contesto della sconfitta, dà il consiglio di non abbassare le braccia. Preparatevi a tempi migliori, perché in quel momento questo ci aiuterà ricordare le cose che sono successe ora. Abbiate cura di voi per un futuro che verrà. E quando questo futuro verrà, vi farà bene ricordare ciò che è accaduto”.
“Avere cura dell’ora, ma per il domani. Tutto questo con creatività. Una creatività semplice, che tutti i giorni inventa qualcosa. In famiglia non è difficile scoprirla. Ma non bisogna fuggire, cercare evasioni alienanti, che in questo momento non sono utili”.
“Le persone rese povere dalla crisi sono i defraudati di oggi che si aggiungono a tanti spogliati di sempre, uomini e donne che portano «spogliato» come stato civile. Hanno perduto tutto o stanno per perdere tutto. Che senso ha per me, oggi, questo perdere tutto alla luce del Vangelo? Entrare nel mondo degli «spogliati», capire che chi prima aveva adesso non ha più" Papa Francesco

1


Mi piace

Commenta

01/04/20

E dopo che faremo?


Ora che il primo mese è passato, ora che ci si illude o meglio… si spera che magari tra 15 giorni tutto questo finisca, la domanda più forte che senti dire è: cosa farai quando potrai uscire di nuovo? Lo so, sono una suora, sono credente, magari ho, che ne so’, un po’ di schemi fissi in testa, ma una cosa è certa: continuerò a fare quello che sto facendo ogni giorno, ringraziare Dio perché anche oggi mi sono svegliata, c’è il sole, i miei cari stanno bene almeno per quello che è possibile stare, così pure tanti amici, fratelli e sorelle sparsi nel mondo.  Solo che forse andrò a farlo in chiesa, parteciperò alla Messa…e anche se non sono proprio come mia madre o mia sorella, forse accenderò una candela alla Madonna ma di sicuro le porterò un mazzo di fiori! E continuerò a pregare! Il virus non mi ha certo messo né in quarantena con la preghiera né mi ha contagiato il cuore per cui, semplicemente, continuerò a vivere. Vivere! Mai come in questi mesi questa parola è esplosa nella vita di milioni di persone al mondo! Davanti a tanta morte, sommersi dalle immagini più dure che da tanti parti del mondo arrivavano in contemporanea, dalla corsa contro il tempo per salvare una vita che migliaia e migliaia di persone hanno fatto anche a costo di perdere la propria, come purtroppo è accaduto,  con una dedizione totale inimmaginabile prima, davanti ad un dolore così profondo e a un nemico così invisibile, l’unica parola che riuscivamo tutti a borbottare e a gridare nel silenzio più totale del nostro cuore era: vita! Ce la Faremo! A Far che? A ricominciare a vivere! A continuare a vivere! A volere la vita al di sopra di tutto. Ma quale vita?  Per carità, una vita in salute, una vita con un lavoro stabile, con il necessario per fare una vita dignitosa, serena, con i nostri affetti più cari, e che vuoi, con la possibilità di fare un periodo di vacanza (se per caso questi mesi non fossero stati sufficienti!) per godere, umanamente parlando, della bellezza della vita e del creato, mare, montagna o collina che sia. In questi giorni sento tante persone che dicono in pubblico e in privato: nulla sarà come prima! Noi non saremo più come prima! Tutto questo ci ha cambiati profondamente! Lo dicono i politici, lo dicono gli artisti, lo dicono gli uomini comuni, uomini di chiesa, lo dicono persino i bambini! Ma in questi giorni così tristi, gli italiani e tanti, tantissimi altri uomini e donne in tantissimi altri paesi del mondo, hanno dato il meglio di sé: hanno amato, hanno condiviso, hanno pianto insieme, hanno lottato uno accanto all’altro, non hanno guardato in faccia a niente e nessuno, né alla razza, al colore, al partito, alla religione, all’età, alla persona ricca o povera che fosse! Hanno visto solo l’uomo e la donna che avevano un unico diritto, uguale e identico al mio: vivere. E si sono sentiti uniti, si sono sentiti popolo, si sono messi a cantare e a ballare, ma soprattutto si sono decisi a sperare! A sperare in chi? In cosa? Nella scienza, certo, nella possibilità dell’uomo di poter vincere questa guerra. Ma hanno anche pregato, chi lo ha sempre fatto e chi magari non lo faceva da tanto tempo: perché nel cuore potevi solo avere una certezza: Dio può salvarti! Ci sono tanti modi per sentirsi salvati o per lo meno…guariti! Uno di questi è l’intelligenza che l’uomo ha per arrivare a sconfiggere il nemico, con un farmaco, con un vaccino, con una scelta politica ed economica, con uno stile di vita. Ecco, dopo, quando tra qualche mese tutto sarà finito o in via di soluzione, sarà ancora tutto come prima o sarà davvero un mondo nuovo? Io continuo a vivere…e a pregare perché il miracolo avvenga!  E nel frattempo…coltivo l’orto in casa! Buona giornata!