25/07/08

Chi manda la giovinezza...in vacanza???

Continuo a pensare a questo tempo di ferie e di vacanze mentre tutti cerchiamo di viverle, chi in un modo chi in un altro. L'altro giorno parlavo con una adolescente che sta vivendo un momento di crisi per delle rinunce che la vita le ha chiesto di fare e sta vivendo questo tempo nel pessimismo e nel peggiore dei modi. Invece di scoprire l'immensità delle cose stupende che può fare per se stessa e per gli altri, piange e perde quel meraviglioso tempo che in questo tempo di vacanza dalla scuola potrebbe vivere nella gioia. Forse perché sono in convento o forse solo per la mia esperienza di vita , in genere mi viene tanta rabbia quando vedo una giovane reagire così, ma poi prevale in me la consapevolezza che per ognuno di noi c'è un tempo che nessuno conosce per imparare a vivere e che va rispettato ed aspettato con pazienza senza avere la pretesa di confezionarlo dentro un sacchetto di plastica per venderlo pieno di consigli alla prima occasione e questo mi da la speranza e la pace per stare in attesa che ognuno viva il suo tempo e faccia la sua strada. E aspettando...vado in ferie con i problemi, con le preoccupazioni, con le cose da fare e con quelle che ci sarebbero da programmare, con le ferite che non si rimarginano e con quelle che mi faccio da sola, con le esperienze che mi sorprendono ogni giorno come quella di restaurare dei vecchi portafiori di ferro tutti arrugginiti per rendere più belle le finestre del monastero con i miei fiori e con i ricordi di una giovinezza che ho la fortuna e la gioia di non mandare mai in vacanza. Le immagini e le testimonianze dei giovani a Sidney mi hanno fatto fare un po' di " ferie" nello spirito: credo che alla loro età, se avessi avuto questa opportunità delle giornate mondiali, non ne avrei persa nemmeno una, perché come figlia del "68 ho vissuto la mia giovinezza a 360 gradi. Gli anni stupendi del dopo Concilio quando abbiamo iniziato a fare i nostri primi campi scuola... e di lavoro, con i Salesiani e con l' A.C., con grande sospetto e paura nei nostri genitori, molto restii a farci vivere questo tipo di esperienze e con una Bibbia in mano, per la prima volta, a cercare una risposta profonda per la nostra fede e per dare un senso vero alla nostra vita che si apriva davanti ai nostri occhi. Quando cominciammo a rivoluzionare la scuola con le nostre assemblee e i nostri interminabili scioperi nella ricerca seria di formarci una mente critica e aperta non ad una sola cultura ma alla Cultura con la C maiuscola, avremo volentieri viaggiato per tutto il mondo per incontrarci con altri popoli, se solo avessimo potuto farlo! Quando il nostro desiderio di una vita più autenticamente coerente col Vangelo ci portava nelle realtà più povere della nostra parrocchia e della nostra città a condividere la vita di chi aveva meno di noi e a sporcarci le mani, ci sentivamo riempire le nostre giornate di gratitudine e di gioia semplicemente con una chitarra in mano e con nemmeno il becco di un quattrino in tasca e ci sentivamo giovani perché questo non era, allora, il mondo degli adulti che avevamo davanti!!! E se proprio si riusciva ad avere qualche soldo, questo serviva per andare ad un concerto degli Inti Illimani, un favoloso gruppo Cileno, che cantava e suonava meravigliosamente, la sua disperazione di essere un popolo oppresso da una dittatura terribile o per condividere un pezzo di pizza e una mezza birra a testa, ma con la stupenda gioia di vivere insieme un avventura meravigliosa, lottando in politica come nella vita quotidiana, in famiglia e nella chiesa, per raggiungere degli obiettivi e con i nostri ideali e le nostre utopie che ci facevano dare, pur facendo tanti errori e andando incontro a tanti fallimenti, la nostra vita per gli altri e per un mondo più pulito, più fraterno, più bello e più immenso. C'era anche il tempo per cantare e per andare a ballare in discoteca gli ultimi dischi dei Pink Floyd e pure quello per fare esperienze forti come andare con i malati a Lourdes o andare allo stadio della tua città a tifare un calcio che...almeno a quei tempi non era violento ed era ancora stupendo quanto un piatto di spaghetti all'arrabbiata! Erano i tempi in cui si stava volentieri a contatto con la natura e ogni momento libero, poco a dire il vero, ma si trovava lo stesso, era una occasione per andare a funghi o per fare delle lunghe nuotate alla scoperta dei fondali di un mare stupendo. Questa giovinezza m'ha accompagnato in convento e mi accompagna ancora oggi come preziosa valigia da cui non potrò mai separarmi. E pensando particolarmente oggi alle vacanze dei giovani, dedico loro queste righe e la mia preghiera in questo tempo, perché, come ha detto il Papa: "la giovinezza non una questione di anagrafe, ma di cuore"! Ciao!

1 commento:

  1. "la giovinezza non una questione di anagrafe, ma di cuore"! Grande verità, Maria Carmen.
    Ho vissuto il tempo che puntualmente racconti nel post, ma per causa di forza maggiore non ne sono stata parte attiva. La mia giovinezza è stata abbastanza "seriosa" poiché non c'erano risorse in famiglia per poter vivere momenti di vacanza. Ma lo spirito della vacanza me lo sono sempre goduto. Ho avuto la Grazia di nascere e vivere in una cittadina della provincia di Arezzo, tuffata in un bellissimo ambiente naturale a ridosso degli Appennini. In quel periodo ho preso coscienza delle bellezze che mi circondavano. Lo stupore del creato, il desiderio di cantare a squarciagola durante le escursioni in montagna, la commozione di fronte ad un fiore o al verde tenero della primavera, una carezza ad un cucciolo di animale e la gioia di cullare in braccio un bambino appena nato, della vicina di casa. Erano e sono tuttora le quotidiane meraviglie che il Signore mi fa vivere. Anche a me fa dispiacere nel vedere la gioventù annoiata e sbracata senza impegnare in maniera costruttiva i propri giorni di vacanza. Ho partecipato come volontaria, per cinque settimane, all'oratorio parrocchiale, come aiuto per far fare i compiti ai bambini delle elementari che erano presenti. In ogni settimana due mezze giornate erano dedicate ai compiti. Ho toccato con mano che i bambini della fascia delle elementari hanno sete di comunione e di giocare in maniera diversa. Insieme giocare, caantare e recitare, insieme mangiare, insieme pregare per ringraziare il Signore, insieme fare escursioni nell'Appennino, insieme apprendere la vita dei Santi della nostra zona partendo dal patrono della parrocchia, San Paolo.
    Hanno finito la loro esperienza con la gioia stampigliata sul viso, i più agitati in testa. Bella l'esperienza per le ragazze delle superiori che hanno fatto esperienza di servizio coadiuvando il responsabile dell'Oratorio, giovane pure lui.
    Non sarà facile dimenticare questi tipi di esperienza che contribuiranno a rendere giovane il cuore di questi bambini anche fra molte decine di anni.
    Anche per me, giovane sessantenne, è stato un arricchimento questa esperienza, per cui ringrazio Dio per avermela fatta vivere.
    diggiu

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