12/01/08

cose nuove o solite cose?

Spesso mi capita di discutere con le mie sorelle sulle novità che la vita chiede di accogliere, sia in campo umano sia su quello spirituale. Il mondo della clausura non è un quadro appeso al muro che spolveri ogni tanto e guardi da lontano. Per me e per noi che lo viviamo giorno dopo giorno è come un bambino che inizia la vita all'alba di un nuovo giorno e cammina nelle sue ore e nei suoi minuti per cercare di vivere al meglio la sua giornata, dentro una vocazione, che senti come una possibilità concreta per realizzare un tuo profondo desiderio e che ti coinvolge totalmente. E ogni giorno non è uguale all'altro, ogni giorno ti vengono dal di dentro e dal di fuori, stimoli, interrogativi, iniziative o conferme che non puoi e non devi accogliere come scontati o con superficialità, ma che rendono più vivo e imprevedibile il tuo cammino quotidiano se consenti loro di entrare nella tua vita senza paura e con occhi di simpatia. Ricordo tantissimi anni fa quando arrivò in casa un aspirapolvere! Sembrava la fine del mondo...quel mostro di chiasso dentro... un paradiso di silenzio!!! Per tante sorelle non fu facile accettarlo e....sopportarlo! Ma questo piccolo mostro portò ad una riflessione sul silenzio, che non è assenza di rumori, ma presenza di Dio. E cosa successe poi quando si cominciò a parlare di grate, piccole, grandi, doppie o singole, di muri alti o bassi di clausura, di telefono e fax, di cura della salute, di accoglienza e partecipazione alla vita ecclesiale locale? Sono state davvero tante le cose che hanno camminato con noi, con migliaia e migliaia di monache in tutto il mondo, per accompagnare un discernimento sulle cose nuove che la vita ci metteva davanti e che potevano distruggere o rendere più bella una vita, la nostra vita. Tra le tante...è arrivato anche internet! Qualcuno mi ha chiesto: cosa ne pensa la tua superiora di questa tua iniziativa del blog? Può sembrare banale, ma avendo fatto un voto di obbedienza, non avrei aperto un blog senza il consenso della mia superiora, ma avere un consenso non è necessariamente condividere un esperienza. Nel mio caso, oltre al consenso c'è anche la condivisione, perché in quest'ultimo anno la mia superiora ha potuto navigare su internet grazie al fatto che abbiamo potuto mettere l' adsl e questo ha reso più semplice trovare il tempo per poter capire e approfondire uno strumento come questo. Ma a volte nella nostra vita si concede a una o più persone di portare avanti una iniziativa, senza mettere per così dire, i bastoni tra le ruote, anche se non si condivide, perché questo può significare un cammino da fare e c'è sempre qualcuno che apre la strada e altri che seguono e capiscono col tempo. Penso che la cosa più importante sia quella di aver fiducia nelle persone con cui cammini perché la fiducia smorza la naturale paura o ansia che uno può sentire davanti alle cose nuove e apre la strada alla simpatia e all'accoglienza. E questa fiducia non è scontata, la devi rinnovare ogni giorno e ogni istante. Sarebbe bello, a mio avviso, che la mia comunità avesse un suo sito web, ci sono già tante altre comunità monastiche che sono presenti, ma è ancora presto per realizzarlo e così è nato questo blog, forse un giorno lo chiuderò...per aprire insieme ad altre sorelle una pagina più grande. Ma è chiaro che qui dentro non ci sono presente solo io, anche se i post vengono dalla sottoscritta, perché non si può vivere insieme per tanti e tanti anni senza che le persone con le quali condivi una esistenza non siano totalmente parte di te. ciao

1 commento:

  1. Cara sr. Maria Carmen, il tuo post mi è molto piaciuto. Innanzi tutto mi ha fatto ricordare quando, anni fa, a Maurizia e me fu chiesto di partecipare alla pastorale vocazionale femminile proprio come coppia. Siccome tra lo staff c'era una benedettina gli incontri, sia quelli di preparazione che quelli "per il pubblico" avvenivano nella foresteria del convento delle benedettine (e presso di loro feci anche il ritiro pre-ordinazione). Quello che nacque fu molto bello, uno scambio di esperienze di vita molto profondo. E fu una scoperta per tutti che i problemi, le tensioni, le gioie e i doni che dà una vita in convento sono gli stessi che ci sono in una famiglia.

    Ogni cosa, ogni fatto, può essere occasione di ripensare alla nostra vita, al nostro essere parte di una famiglia (o di un convento), al nostro vivere la fede. In fondo Dio ci parla anche attraverso i piccoli fatti quotidiani.
    Basta avere le orecchie attente. Giustamente, come dicevano anche i Padri, il silenzio è più una questione di cuore che di orecchie. Se anche vivessimo nella più totale assenza di rumori, ma nel nostro cuore ci fosse il caos, non saremmo nel silenzio. Il silenzio è un cuore indiviso.

    È chiaro che avendo fatto voto di obbedienza, per aprire un blog, devi aver chiesto e ottenuto il permesso della tua Superiora. E in effetti tutto quello che dici sulla fiducia nei confronti delle persone con cui si condivide un cammino è molto vero, oltre che molto bello come lo esprimi.
    E penso che per tutti noi, anche se materialmente siamo soli quando pestiamo sui tasti, nel nostro cuore ci sono tutte le persone che amiamo e che condividono la nostra vita.

    Pace e benedizione
    Julo d.

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